LA BESTIA AL CONFESSIONALE

di Jack Lombroso

Sabato. Ore 01.00. L’uomo esce dalla doccia, si versa un abbondante doppio gin e lo butta giù d’un fiato.
Jack Burton. Quaranta anni circa, si masturba lentamente guardando un porno col volume della TV azzerato. Pulisce velocemente il lenzuolo con un clinex, poi, osserva allo specchio il fisico asciutto da atleta.
Jack Burton. Principio di calvizie. Indossa un paio di vecchi jeans e una maglietta rossa, si allaccia le scarpe da ginnastica nere e stende una riga di coca. L’ennesima della sera.
Tira la bianca e spezza l’amaro con un altro bicchiere di gin. Si accende una sigaretta ed esce di casa.
L’aria è piuttosto calda e le puttane, sul lato opposto della strada, mettono in mostra la mercanzia. Ci pensa un po’ su, poi tira dritto per la sua strada. Continua a leggere

HARAK, LA MORTE DI UNO SCIAMANO

di Michele Boccaccio

ANNO 1012, 14 Vatermont.
Khanato di Ethengar.

Lo sguardo del grande Tabot si posò sulla maschera di falco del giovane sciamano.
«Poi andare ora. Non vi è altro da dire.»
Yamun ascoltò in silenzio, ma un attimo dopo ebbe uno scatto d’ira, e facendosi incontro al proprio maestro, rispose: «Non penso che questo sia il…»
Ma la voce del Grande Sciamano spezzò la risolutezza di Yamun.
«Ti ho detto che puoi andare. Non vi è altro da discutere. Almeno per ora.»
«Io volevo soltanto…»
«Yamun della famiglia degli Oktai, spirito del falco della tribù dei Taijits, fa come ti ho detto, prima che scordi chi tu sia. Và, ora!» Continua a leggere

TAPIGORA

Poeta, novelliere e matematico greco vissuto più di 2300 anni fa. Sbriciolò la sua essenza dentro un espressione algebrica, sigillandola in una pergamena indirizzata ai posteri. Recentemente iniettato per sbaglio dentro la matrice, il quesito matematico ha innescato una sequela di processi di deframmentazione, riportando alla vita (ovviamente digitale) il geniale matematico.
Ancora in fase di adattamento, egli appare frequentemente in veste di pop-up, sponsorizzando per errore casinò e altri giochi legati ai numeri.
Lentamente sta prendendo familiarità con l’ambiente. La Giostra di Dante lo aiuterà a rimanere legato alla sua primordiale essenza (almeno fino al giorno in cui verrà risucchiato dal Grande Emulatore del Caso).

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AERIBELLA LASTELLE

Sognatrice seneramente annoiata.

Potrei parlare di me, ma vi annoierei. Perché la mia vita è uno splendido omaggio alla signora Noia. Le giornate lente passate sul divano a sognare, le notti troppo lunghe, anche d’estate, le auto in corsa sulle strade deserte, ed io che le osservo rapita dalla finestra di camera mia. Le passeggiate nel parco, quelle della domenica tra i negozi chiusi del centro, il vecchio giradischi che suona il solito pezzo di Houses of the Holy, il ragazzo del pizza taxi che suona alla porta e ci prova, le chatroom anonime che trascinano le serate, la TV spenta. Questo è il mio mondo.
Ah, dimenticavo i miei libri, porte su altri universi. Cento, mille, un milione di mondi possibili.
È una serata calda. Pantaloncini e maglietta possono bastare. Alla pagina 265 ho lasciato una margherita per non perdere il segno.
Noia, vieni a prendermi. Sono tua!

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GANO

Volete un dannato profilo… volete sapere chi sono?
Io sono Gano, poeta ubriacone; scrivo col cazzo e lo prendo irrimediabilmente nell’ano. Mi trovate al bar, o sul vialone in buona compagnia. La disoccupazione paga poco, ma qualcosa si rimedia sempre. Uomini, donne, travestiti… che importa! Quando ho il fuoco in corpo non mi faccio molti problemi.
Scrivo poesie da quando avevo otto anni, da quello schifoso giorno in cui mio padre, vecchia spugna, mi prese a legnate lasciandomi svenuto in camera mia. Quando rinvenni non mi misi a piangere. No. Invece afferrai la penna e scrissi:

Padre boia
Elargisci dolore
Credendoti dio…
Che tu muoia
Io non prego
Ma son certo
Così sarà.

Ed infatti un paio di anni dopo il cancro se lo portò via. Bravo stronzo, pensai io, mentre lo calavano nella fossa. Neanche una lacrima si meritava…
Per adesso può bastare. Se mi va bene vi dirò di più, ma ora ho troppa sete per continuare a scrivere queste stronzate. Vi lascio con una mia massima. Andatevela a leggere… potrebbe tornarvi utile.
Buonanotte!

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INTERVISTA A GANO – 27 Febbraio 2009

JONATHAN MACINI

Jonathan Macini nasce a Bagno a Ripoli, provincia di Firenze, il 22 maggio del 1972. Appassionato di horror e fantascienza fin da ragazzo, inizia a scrivere poesie e soggetti per racconti e romanzi già dall’età di quindici anni. I suoi interessi per i lavori di H.P. Lovecraft lo portano ad avvicinarsi al gioco di ruolo, nell’affascinante scenario di Call of Chtulhu. Nel 1995, durante un lungo soggiorno in Inghilterra, produce una serie di racconti di chiaro stampo Lovecraftiano, con accattivanti reminescenze pulp. Il protagonista  di queste storie è un detective dell’occulto di nome Sebastian Claw. Sono solo bozze che purtroppo rimangono lì. Continua a leggere

JACK LOMBROSO

Vecchio pionere degli anni ’70 redivivo.

Jack Lombroso nasce il 25 dicembre del 1948. Non è un Natale come gli altri. Perché quando nasce un personaggio del genere, non esistono giorni sacri, cerimonie religiose e profumi d’incenso. Esiste solo il dolore di una donna dilaniata dalle doglie, e le urla di una creatura che non ha mai chiesto di venire alla luce.
Non so se la descrizione può calzare. Non so niente di Jack. Può darsi che non esista nemmeno. So solo che da qualche giorno mi arrivano dei manoscritti firmati a suo nome. Sono fogliacci scritti a macchina oppure a mano, alcuni sgualciti, altri sporchi (e potrei facilmente intuire da dove provengono quelle piccole macchie rosse). Su di se ha rivelato poco o niente. Il suo nome (sicuramente falso, come falsa sarà la sua data di nascita), e un paio di indicazioni riguardo a certi lavori pubblicati negli anni ’70, riviste underground, movimenti sperimentali, sottoculture sfuggenti dilaniate dai fumi dell’LSD. Insieme alle pagine ha aggiunto la sua foto. Una scheda segnaletica.
Uno scherzo di dubbio gusto, o la migliore rappresentazione di se stesso?

IL SEME DELL’ODIO: Intervista a Jack Lombroso – 27 Ottobre 2008

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MICHELE BOCCACCIO

Autore, fumettista, illustratore, sognatore.

Michele Boccaccio nasce a Feltre, provincia di Belluno, il 31 agosto del 1977. A soli cinque anni si trasferisce a Firenze con la famiglia, un evento che condizionerà la sua infanzia in maniera molto profonda. Con gli anni matura una certa repulsione per la città. Gli mancano gli spazi aperti della sua casa natia, le dolomiti, l’aria pura della montagna, la vita semplice e serena del paese. Probabilmente è proprio questa esperienza che lo porta ad interessarsi di fantasy e fantascienza. La sua grande passione è il fumetto, soprattutto quello europeo e sudamericano degli anni ‘70 e ’80 (Gimenez, Corben, Moebius, Segrelles). A dodici anni scrive la sua prima sceneggiatura per un lavoro di 10 tavole. È molto dotato per il disegno, ma più orientato verso l’illustrazione che verso il fumetto. Nel 1987 entra all’Istituto d’Arte di Firenze, che però non riuscirà a terminare. La sua voglia di creare però accresce di pari passo col suo disinteressamento alle materie didattiche. Il gioco di ruolo lo aiuterà a sondare le sue possibilità creative. Ma il ricordo della sua felice infanzia sulle montagne venete lo turba ancora. Soffre la frenesia della città, l’apatia delle persone. Ha un unico desiderio: tornare a vivere a Feltre, e lavorare a un idea strepitosa per un fumetto. Ne parla con i suoi compagni di gioco. Un grande fumetto…
È il 1997. La scuola non lo interessa più. I suoi voti non gli permettono di proseguire con gli studi. Il gioco di ruolo è il suo nuovo maestro di vita. In questo periodo traccia alcuni soggetti fantasy per delle storie a puntate. Dalla sua fantasia nascono personaggi oscuri, inquieti, che riflettono il suo stato d’animo, la sua sofferenza di adolescente.
Nell’ottobre di quello stesso anno, la notte del 24, il telefono di casa del suo migliore amico squilla all’improvviso. La voce di Michele è calma, sicura. Niente convenevoli. Solamente un paio di parole; “Vado via. Addio!”.
Nessuno lo rivede più. I suoi amici, per un po’ di tempo, pensano che è tornato a Feltre, a lavorare su quell’idea di cui aveva parlato. Ma il tempo passa e di Michele non vi è notizia.
Qualcuno dice che è andato via dall’Italia, e che adesso faccia il madonnaro nelle grandi piazze europee. Altri credono che abbia perso la memoria, e badi a un mandria di pecore sulle dolomiti. Altri ancora sono convinti che si sia fatto prete. Di lui rimangono solo alcune storie, e una splendida leggenda.

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NOTORIUS

Notorius é un baco che infetta la rete
È un servo che ha fame ed ha sete
S’infiltra là dove c’è spazio
Compone e reclama il suo dazio
Topastro grigio di fogna
Attento che prendi la rogna
Non ti avvicinare, scappa
La paura non è mai troppa
Parole vergate di getto
Vomitate, espulse dal retto
Cantate con voce gracchiante
La morte è un letto d’amante
Il sonno è solo un appiglio
No, non voglio il giaciglio
Vorrei morire, ma non posso
Finirla di piangermi addosso
Ma io non esisto, perché sono baco
Verme infimo ed ubriaco
Col corpo lascio tracce di bava
Con la penna traccio parole di lava
Con la bocca reclamo il mio vino
Con il cazzo mi scopo un bambino
Sono viscido, ve l’ho già detto
Che altro volete?
Con affetto…

Notorius, Verme di Poeta.

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